È difficile rispondere a questa domanda senza spiegare bene che cos'è lo stretching. Esistono molte metodiche e ognuno ha le sue idee e forse per questo c’è molta confusione sull'argomento, con la conseguenza che molti non lo praticano per niente o al contrario ne abusano. Lo stretching non può essere considerato una parte opzionale dell’attività fisica, è un componente fondamentale, non esiste una formula uguale per tutti, bisognerà tenere sempre conto delle caratteristiche e necessità di ogni individuo.
Lo stretching è per tutti, se eseguito in modo corretto nel rispetto dei propri limiti della propria struttura fisica. È praticabile ovunque e a qualsiasi livello di attività, sia da atleti professionisti sia da sedentari, bisogna solamente differenziare la tecnica da seguire secondo le esigenze. Con i più giovani lo stretching va iniziato sotto forma di gioco e non stressando le strutture interessate e potenziato via via in parallelo con lo sviluppo fisico individuale. È sicuramente adatto agli sportivi, per chi si allena per aumentare la massa muscolare, per chi pratica quegli sport in cui occorre una flessibilità superiore rispetto ai gesti quotidiani. Per quanto riguarda gli sportivi agonisti il discorso è più complesso, ma anche per loro lo stretching è un elemento fondamentale. È adatto anche per coloro che fanno lavori stancanti e per chi è costretto a passare tanto tempo seduto a studiare chino sui libri o a lavorare davanti ad un computer, magari in posizioni non corrette. L’inattività, con il passare del tempo fa perdere mobilità e riduce la flessibilità con comparsa di problemi muscolo-tensivi o contratture che possono essere alleviati da qualche minuto di stretching anche quotidiano. In presenza di alcune patologie può essere addirittura utilizzato come terapia, ma soltanto con la guida e sotto il controllo di personale medico specializzato. In caso di problemi fisici anche non gravi, come infiammazioni o lesioni a muscoli, tendini, legamenti e articolazioni, è sempre consigliato chiedere il parere di uno specialista del campo.
Lo stretching arrivò in Europa con l’arrivo del fitness. Fu inventato, dicono, da Bob Anderson, ex corridore e scrittore americano, che prese spunto dallo yoga e dalle filosofie orientali. In italiano stretching vuol dire “allungare”, “stirare”, ma a differenza di quello che si pensa, non modifica la lunghezza delle fibre muscolari, ma va ad agire sul sistema nervoso, responsabile della tensione a riposo e della risposta del muscolo a una stimolazione. Per tali ragioni, più che di allungamento, è meglio parlare di elasticità o flessibilità. Con lo stretching si migliora la flessibilità articolare, attraverso l’aumento dell’elasticità muscolo-tendinea. Scopo finale è quello di aumentare la mobilità articolare, attraverso un insieme di esercizi mirati.
Lo stretching in senso più classico si divide in: balistico, statico, dinamico e PNF.
Stretching Balistico, molto in voga negli anni passati, consisteva nell’arrivare in posizione di allungamento molleggiando sui muscoli tesi. Oggi questa metodologia è fortemente sconsigliata, perché si mettono a repentaglio l’integrità delle strutture muscolo-tendinee delle articolazioni interessate.
Stretching Statico è il più conosciuto. Consiste nell'assumere lentamente una determinata posizione, diversa per ciascun muscolo o gruppo di muscoli, che va mantenuta per un periodo di tempo più o meno lungo. Può essere attivo o passivo. Quello Passivo differenzia dall’attivo, per l’intervento di altre persone o attrezzi che aiutano a raggiungere la posizione.
Stretching Dinamico consiste nell’allungare un certo gruppo muscolare con oscillazioni e movimenti controllati. L’escursione aumenta progressivamente fino a raggiungere il grado desiderato, per poi aumentare anche la rapidità del gesto. Esempi di stretching dinamico sono lo slancio delle gambe dal basso verso l’alto.
Stretching PNF o Isometrico “facilitazione propriocettiva neuromuscolare”. Esistono varie tipologie di stretching PNF, ma il più utilizzato consiste nell'allungare e contrarre la muscolatura durante la fase di stretching e approfittare della stanchezza della muscolatura che è stata contratta pochi secondi prima, per allungarsi sempre di più.
Alcune precisazioni: studi dicono che lo stretching statico, fatto prima di una competizione sportiva, potrebbe peggiorare la prestazione fisica ed aumenta il rischio di infortuni. Per questo è sconsigliato durante il riscaldamento di alcune attività sportiva. Può essere però utilizzato a fine prestazione o nei giorni di non-allenamento, per allungare la muscolatura e migliorare sbilanci posturali. Nella fase di riscaldamento prima dell’allenamento o prima di una competizione, è più indicato lo stretching dinamico, molto utile a preparare gradualmente le varie strutture a movimenti ampi ed esplosivi.
Alcuni consigli: